Tra i marchi di maggior successo nella storia della ristorazione mondiale c’è sicuramente Mc Donald’s; la catena di ristoranti e fastfood si è saputa, infatti, ritagliare uno spazio di leadership nel settore, divenendo il frinchising di riferimento, per coloro i quali sono in cerca di pranzi veloci tra una sessione di lavoro e l’altra.
Ciò che ha reso il suddetto marchio un colosso dai fatturati invidiabili, è da ricercare non solo nell’efficienza del marketing, ma anche e soprattutto nei salari minimi dei dipendenti, oltre che nei bassi costi di produzione. A tal proposito, in questi giorni, negli Stati Uniti, diverse delegazioni manifestano per i diritti dei dipendenti della grande M, a loro dire estremamente sottopagati.
Da par suo la grande catena di ristorazione guarda alla finanza e prepara il taglio ai costi (500 milioni di euro l’anno per tre anni), così come nuovi prestiti per gli investitori. Quanto annunciato stride però con la nuova legge varata da Barack Obama, Presidente degli USA, che prevede un innalzamento a 15 dollari l’ora del salario minimo garantito (entro il 2018) per i lavoratori regolarmente registrati.
Per far fronte alle nuove regolamentazioni, così come alle proteste degli attivisti, l’amministratore delegato Steve Easterbrook assieme alla direzione tutta, ha quindi optato per un aumento della paga per i propri dipendenti di circa un dollaro ogni ora.
Se ciò basterà a placare le proteste solo il tempo potrà dirlo, nel frattempo 30 miliardi di dollari sono già pronti per gli azionisti, ansiosi di ricevere ciò che da tempo gli spetta.