Conviene cercare petrolio in Italia?

Dopo molte polemiche il Governo ha dato il via libera all’esplorazione dei fondali marini al largo delle Isole Tremiti. Non tutti, però, sono d’accordo. Subito dopo si sono scatenate le proteste dei NoTriv, ambientalisti delle Regioni dell’Adriatico preoccupati che gli impianti troppo vicini alle coste possano deturpare il paesaggio e danneggiare il turismo.

Da un punto di vista finanziario, il progetto potrebbe rendere l’Italia quasi indipendente economicamente e libera dai dettami degli Stati esteri.

piattaforma petrolifera (Agenzia: corbis)  (NomeArchivio: 5531_q2p.JPG)

Infatti, il nostro Paese compra all’estero l’80% dell’energia di cui ha bisogno: una cifra che potrebbe calare del 60% se la nazione potesse sfruttare i giacimenti di petrolio ancora inesplorati. Gli importi delle bollette della luce e del gas diminuirebbero e le imprese pagherebbero le tasse qui da noi. Tutto ciò potrebbe comportare il risparmio di circa 1 miliardo di euro e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Senza contare che sono già esistenti nei nostri mari 100 piattaforme che non recano danno a nessuno, tra cui quella della Eni a Marina di Ravenna, dove sui suoi piloni si allevano cozze di alta qualità.

Chi, invece, è contrario invoglia il governo a risparmiarci questo rischio: poichè  esistono già tante piattaforme, perchè aggiungerne altre? Considerando, poi, che nessuna trivella, anche quella più moderna e tecnologica, azzera il pericolo di incidenti devastanti sugli ecosistemi marini. Chi parteggia per il no, elenca i rischi che l’Italia corre soprattutto a livello turistico: chi vorrebbe prenotare una vacanza nelle Isole Tremiti potrebbe essere scoraggiato dalla notizia delle trivellazioni e cambiare rotta.