tassazione straordinari

Tassazione straordinari: cosa cambia, come si calcola

Il lavoro straordinario viene definito come quel lavoro che viene prestato oltre il normale orario: per queste ore “aggiuntive” è prevista una maggiorazione rispetto alla paga delle ore di lavoro normali, ma come accade dal punto di vista fiscale? Vediamo cosa cambia con la tassazione degli straordinari e cerchiamo di capire come si calcola.

Conviene sempre fare ore di lavoro straordinario?

Fare delle ore di straordinari è un’operazione che porta un enorme vantaggio: semplicemente, si guadagna di più. Le maggiorazioni previste per le ore di lavoro straordinario variano in base al numero di ore e ai momenti in cui vengono prestate (orari notturni, giorni festivi). Ma bisogna fare attenzione ad una cosa: le imposte sul reddito che si devono pagare variano in base allo scaglione a cui si appartiene; se si fanno troppe ore di straordinario si rischia di sconfinare nello scaglione IRPEF superiore, con conseguente applicazione di un’aliquota più alta. Va anche detto che i contratti collettivi di lavoro stabiliscono un tetto massimo di ore lavorative. Tutti questi fattori vanno considerati per capire fino a quando può essere conveniente prestare lavoro aggiuntivo.

Come funziona la tassazione degli straordinari

Fino a non molto tempo fa era prevista la cosiddetta detassazione degli straordinari e dei priemi di produttività. In altre parole, su questi importi lordi “aggiuntivi” veniva applicata un’imposta sostitutiva pari al 10%. Questa misura venne introdotta in via sperimentale nel 2008 e poi è stata rinnovata di anno in anno (ad eccezione del 2015) fino al 2019. Da allora l’imposta sostitutiva è rimasta solo per i premi di risultato, con esclusione degli straordinari. La tassazione sugli straordinari dipende quindi dal reddito percepito.

Scaglioni Irpef e relative aliquote

Per avere un’idea delle tasse applicate è possibile considerare l”imponibile mensile per fare poi una sorta di proiezione su base annua, in modo da individuare lo scaglione IRPEF in cui si rientra. Sul reddito va poi applicata l’aliquota prevista per quel determinato scaglione. Gli scaglioni previsti per il 2020 sono i seguenti:

  • per redditi fino a 15.000 euro è prevista l’applicazione di un’aliquota del 23%;
  • per redditi fino a 28.000 euro è prevista l’applicazione di un’aliquota del 27%: si calcola il 23% sui primi 15.000 euro (quindi 3.450) e poi si applica il 27% sulla somma eccedente;
  • per redditi fino a 55.000 euro è prevista l’applicazione di un’aliquota del 38%: si calcola il 23% sui primi 15.000 euro (quindi 3.450), il 27% sulla differenza tra 15.000 e 28.000 (quindi 3.519) e poi si applica il 38% sulla somma eccedente;
  • per redditi fino a 75.000 euro è prevista l’applicazione di un’aliquota del 41%: si calcola il 23% sui primi 15.000 euro (quindi 3.450), il 27% sulla differenza tra 15.000 e 28.000 (quindi 3.519), il 38% sulla differenza tra 55.000 e 28.000 (quindi 10.260) e poi si applica il 41% sulla somma eccedente;
  • per redditi oltre i 75.000 euro è prevista l’applicazione di un’aliquota del 43%: si calcola il 23% sui primi 15.000 euro (quindi 3.450), il 27% sulla differenza tra 15.000 e 28.000 (quindi 3.519), il 38% sulla differenza tra 55.000 e 28.000 (quindi 10.260), il 41% sulla differenza tra 75.000 e 55.000 (quindi 8.200) e poi si applica il 43% sulla somma eccedente.