Immobili

Mercato immobiliare: come mettere in affitto la propria casa nel 2023

Molti italiani scelgono il mercato immobiliare per realizzare i propri investimenti, optando per esempio per l’acquisto di un’abitazione da affittare per ottenere un reddito aggiuntivo.

Il mattone infatti infonde ancora un’elevata fiducia, in quanto si tratta di un bene tangibile, considerato più sicuro e affidabile nel lungo termine.

In questi casi, tuttavia, è importante innanzitutto tutelare al meglio il proprio investimento, per esempio stipulando una assicurazione per la casa che permetta di proteggere l’ambiente domestico in modo personalizzato, sulla base delle proprie, specifiche necessità.

Inoltre, bisogna conoscere le regole per affittare la casa in modo conforme alla legge, per sapere come orientarsi nella burocrazia del settore immobiliare.

I requisiti preliminari per affittare un’abitazione

Prima di mettere in affitto la propria casa bisogna controllare se l’abitazione rispetta alcuni requisiti fondamentali. L’immobile deve essere pulito, avere impianti a norma ed elettrodomestici perfettamente funzionanti se sono inseriti nel canone d’affitto. Anche l’arredamento deve essere in buono stato, ad ogni modo bisogna essere trasparenti e mostrare eventuali difetti ai potenziali affittuari prima di firmare il contratto.

La casa non deve essere pignorata, in caso contrario per poter affittare un’abitazione è necessaria l’autorizzazione di un giudice. Se invece il pignoramento giunge quando la casa è già affittata, il proprietario dell’immobile e debitore non è più legittimato a richiedere all’inquilino il pagamento del canone di affitto, diritto che può essere esercitato soltanto dal custode indicato dal giudice.

L’obbligo dell’Attestato di Prestazione Energetica (APE)

Al momento dell’avvio delle trattative con il nuovo inquilino il proprietario dell’immobile da affittare deve fornire l’APE, l’Attestato di Prestazione Energetica.

Si tratta di un adempimento obbligatorio fissato dalla Direttiva 2010/31/UE e dalla Legge 90/2013. Nel dettaglio, l’affittuario deve dichiarare di aver ricevuto quest’informazione e visionato la relativa documentazione di efficienza energetica dell’abitazione, allegando una copia al contratto di affitto.

Questo obbligo rappresenta anche un’occasione per il proprietario dell’immobile, in quanto investire nella riqualificazione energetica della casa da affittare permette di aumentare il suo valore di mercato, con la possibilità di richiedere un canone più elevato.

D’altronde, un immobile certificato nelle migliori classi energetiche è meno costoso da mantenere, poiché l’inquilino dovrà sostenere spese ridotte per il riscaldamento e il raffrescamento, con un buon risparmio sulle bollette.

Come scegliere il contratto di affitto giusto

Per affittare una casa in regola con la legge bisogna ovviamente registrare il contratto di affitto, quindi una volta trovati gli inquilini giusti è necessario valutare il tipo di contratto di locazione da utilizzare.

La registrazione deve essere effettuata entro 30 giorni dalla data della firma del contratto, un obbligo per tutte le locazioni con una durata superiore a un mese, altrimenti si rischiano l’annullamento del contratto, pesanti sanzioni amministrative e l’impossibilità di rivalersi sull’inquilino moroso.

Tra i contratti più utilizzati c’è quello a canone libero, che viene concordato tra le parti, e una durata di quattro anni prorogabili per altri quattro. In questo caso è comunque possibile inserire l’adeguamento Istat al valore del canone.

In alternativa, è possibile ricorrere al contratto di affitto a canone concordato, nel quale l’importo del canone dipende dagli accordi territoriali, con la possibilità di scegliere se applicare o meno la cedolare secca (aliquota agevolata al 10% invece del 21% dei contratti a canone libero).

Il contratto a canone concordato, a sua volta, può essere di varie tipologie. Si tratta, per esempio, del contratto di affitto convenzionato, con durata di 3 anni più due per il rinnovo automatico, a eccezione dei casi in cui viene richiesta prima la disdetta da parte dell’inquilino.

Il contratto di affitto transitorio, invece, può avere una durata da 30 giorni fino a 18 mesi, quindi è adatto per affitti brevi, in genere locazioni per motivi di lavoro o di studio. In quest’ultimo caso esiste anche il contratto di affitto a studenti universitari con durata da 6 mesi a 3 anni e canone massimo definito dagli accordi territoriali.

A prescindere dal tipo di contratto utilizzato, è importante rispettare tutti gli adempimenti di legge previsti dalle normative, inserire un inventario dettagliato degli arredi presenti e specificare tutte le voci del contratto in modo chiaro e trasparente, come per esempio la ripartizione delle utenze domestiche e l’importo del deposito cauzionale.

D’altronde, è fondamentale instaurare subito un rapporto di rispetto e fiducia con l’affittuario, per risolvere qualsiasi problema o controversia in modo semplice e veloce con il dialogo e un accordo pacifico.