Direttiva europea sulle case green: cosa sappiamo al momento

Cos’è la direttiva green sulle case europee e quando è stata approvata?

La Direttiva Europea “Case Green”, formalmente nota come Direttiva sull’Efficienza Energetica degli Edifici (EPBD), rappresenta un passo significativo verso la realizzazione di obiettivi ambiziosi in materia di sostenibilità e riduzione delle emissioni per l’intero parco immobiliare europeo.

L’obiettivo principale di questa direttiva è quello di portare il settore residenziale europeo a zero emissioni entro il 2050, attraverso una serie di misure mirate alla riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici e all’eliminazione dell’uso di combustibili fossili nelle abitazioni.

La Direttiva Europea “Case Green” è stata approvata dal Parlamento Europeo il 14 marzo 2023. Per la sua definitiva messa in atto, ora manca solo la firma formale del Consiglio Europeo.

Successivamente, l’accordo dovrà essere confermato dai governi nazionali e quindi pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore venti giorni dopo.

A quel punto, i singoli Stati membri avranno due anni di tempo per presentare all’UE un piano nazionale di ristrutturazione, nel quale dettagliare le modalità e le tappe con cui intendono raggiungere gli obiettivi fissati dalla normativa europea​​.

Cosa prevede la direttiva, nel dettaglio?

Uno degli aspetti chiave della direttiva è l’introduzione di piani nazionali di ristrutturazione che ogni Stato membro deve adottare.

Questi piani dovranno indicare una tabella di marcia e degli obiettivi specifici, con un focus particolare sulla ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche, ovvero quelli più energivori.

L’obiettivo è quello di ridurre il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035, per arrivare a zero emissioni entro il 2050​​.

Inoltre, la direttiva prevede l’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili per il riscaldamento e il raffreddamento, spingendo verso l’adozione di tecnologie più sostenibili come le pompe di calore e sistemi ibridi che combinano caldaie e pompe di calore con una centralina unica.

Un’attenzione particolare è rivolta all’elettrificazione dei riscaldamenti e all’utilizzo di energie rinnovabili, con l’obbligo per i nuovi edifici di essere “solar-ready”, cioè predisposti per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti​​.

Tra le novità più rilevanti figura anche la scadenza posticipata al 2040 per il divieto di caldaie a gas metano, che segna un riconoscimento delle difficoltà tecniche e di transizione verso sistemi di riscaldamento totalmente rinnovabili. Tuttavia, già dal prossimo anno, i paesi europei non potranno più offrire incentivi fiscali per l’acquisto o l’installazione di questi sistemi​​.

La direttiva non si limita solo a stabilire obiettivi e scadenze, ma richiede anche agli Stati membri di elaborare e aggiornare periodicamente i loro piani nazionali di ristrutturazione, garantendo così un impegno costante verso il raggiungimento della neutralità climatica nel settore edilizio.

Questo implica un lavoro di monitoraggio, valutazione e aggiustamento delle strategie in base ai progressi e alle sfide incontrate nel percorso verso gli obiettivi prefissati​​.

Quali sono gli interventi previsti nello specifico? Ci sono delle possibili deroghe?

Come anticipato, gli interventi previsti dalla Direttiva Europea “Case Green” mirano a una drastica riduzione delle emissioni e del consumo energetico nel settore edilizio, con l’obiettivo finale di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Tra le misure specifiche si includono:

  1. Ristrutturazioni mirate: gli Stati membri sono tenuti a concentrarsi sulla ristrutturazione degli edifici con le peggiori prestazioni energetiche, ovvero quelli più energivori. È previsto un taglio del consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035​​.
  2. Eliminazione dei combustibili fossili: si pone il focus sull’eliminazione dell’uso di combustibili fossili nelle abitazioni, inclusa l’utilizzazione delle caldaie a gas metano. Sebbene la data di divieto sia stata posticipata dal 2035 al 2040, già dal prossimo anno i paesi europei non potranno più offrire incentivi fiscali per l’acquisto o l’installazione di questi sistemi di riscaldamento​​.
  3. Adozione di tecnologie sostenibili: la direttiva incoraggia l’adozione di tecnologie come pompe di calore e sistemi ibridi, e sottolinea l’importanza dell’elettrificazione dei riscaldamenti. Inoltre, i nuovi edifici dovranno essere “solar-ready”, predisposti per l’installazione di impianti fotovoltaici o solari termici​​.

Per quanto riguarda le possibili deroghe, cosa che potrebbe prevedere anche ulteriori modifiche future, la Direttiva prevede alcune eccezioni, relativamente a:

  • Edifici storici e monumenti: gli Stati membri possono decidere di escludere dall’applicazione della direttiva gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, nonché le chiese e i luoghi di culto​​.
  • Edifici di edilizia sociale: potrebbero essere previste deroghe per gli edifici di edilizia sociale, in cui gli interventi di riqualificazione energetica potrebbero portare a un aumento dell’affitto non compensato dai risparmi in bolletta​​.
  • Fattibilità economica e tecnica: le deroghe possono anche considerare la fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e la disponibilità di manodopera qualificata​​.

Queste deroghe sono concepite per garantire che gli obiettivi di sostenibilità siano raggiunti in modo equo, tenendo conto delle specificità e delle limitazioni di certe categorie di edifici o situazioni economiche.

Situazione degli edifici italiani: quali sono le problematiche relative all’applicazione di questo decreto?

La situazione degli edifici in Italia presenta alcune problematiche specifiche rispetto all’applicazione della Direttiva Europea “Case Green”, in particolare per quanto riguarda la vastità e l’eterogeneità del patrimonio edilizio esistente, che includono:

  1. Classe energetica bassa: almeno la metà degli edifici italiani presenta una classe energetica inferiore (classe G o E), con un’età media avanzata. Ciò significa che la maggior parte di questi edifici richiede interventi significativi di ristrutturazione per soddisfare i requisiti imposti dalla nuova regolamentazione​​, in quanto ritenuti estremamente energivori.
  2. Costi di ristrutturazione: gli interventi necessari per adeguare gli edifici alle nuove normative possono comportare costi elevati, soprattutto per i proprietari di edifici storici o di particolare valore architettonico, per i quali sono previste delle deroghe ma che comunque potrebbero richiedere lavori complessi e costosi per migliorare l’efficienza energetica senza compromettere il loro valore​​​​.
  3. Complessità tecnica e burocratica: la complessità degli interventi richiesti, unita alla necessità di navigare tra le procedure burocratiche per accedere a eventuali incentivi o fondi disponibili, può rappresentare un ostacolo significativo, soprattutto per le piccole proprietà o quelle con risorse limitate.
  4. Disponibilità di manodopera qualificata: la realizzazione degli interventi di ristrutturazione richiesti dalla direttiva necessita di manodopera specializzata. La carenza di professionisti qualificati nel settore dell’edilizia sostenibile potrebbe rallentare il processo di adeguamento​​.
  5. Impatto sui proprietari di casa: la necessità di realizzare interventi di ristrutturazione per adeguarsi alle nuove normative può avere un impatto significativo sui proprietari di casa, soprattutto in termini di costi e di eventuali disagi durante i lavori di ristrutturazione​​.

In un contesto di questo tipo, sarà fondamentale per l’Italia sfruttare al meglio le risorse nazionali ed europee disponibili, come il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il Fondo Sociale per il Clima e i Fondi di Coesione, per supportare i proprietari di casa e facilitare la transizione verso un parco immobiliare più sostenibile​​.

Interventi che possono garantire un miglior efficientamento energetico: quali sono?

Nell’ambito del miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, diversi interventi si riveleranno fondamentali per ridurre il consumo energetico e aumentare il comfort abitativo, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi fissati a livello europeo.

Tra questi, l’installazione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento ad alta efficienza gioca un ruolo chiave, consentendo una gestione ottimale della temperatura interna con un minore dispendio energetico.

Altrettanto importante è la sostituzione di vecchi infissi con nuovi modelli dotati di doppio o triplo vetro, che limitano le dispersioni termiche e migliorano l’isolamento acustico.

Un ulteriore passo verso l’efficienza energetica è rappresentato dall’installazione di pannelli solari fotovoltaici, che permettono di produrre energia rinnovabile direttamente sul posto, riducendo la dipendenza da fonti energetiche esterne e abbattendo i costi in bolletta.

Analogamente, l’impiego di sistemi di illuminazione a LED al posto di soluzioni tradizionali contribuisce a ridurre il consumo elettrico grazie alla loro maggiore efficienza e durata.

Nel contesto degli interventi strutturali, il cappotto termico esterno rappresenta una soluzione efficace per migliorare l’isolamento termico dell’edificio, avvolgendolo in uno strato isolante che ne riduce le dispersioni energetiche.

Tuttavia, in alcuni casi, come negli edifici storici o laddove esistano vincoli architettonici, la realizzazione di un cappotto esterno può non essere praticabile o desiderabile.

È qui che l’insufflaggio termico emerge come un’alternativa eccellente per garantire l’isolamento termico di questi edifici.

Questa tecnica, che consiste nell’introdurre materiali isolanti performanti all’interno delle pareti (ove si trovano intercapedini vuote non coibentate), dei sottotetti non abitabili e dei controsoffitti.

Si tratta di interventi rapidi ed estremamente sicuri, in quanto offrono la possibilità di migliorare l’efficienza energetica dell’edificio senza alterarne l’aspetto esterno e senza rischi di futura formazione di condense e muffe.

L’insufflaggio si adatta perfettamente alle necessità di quegli edifici dove altre soluzioni di isolamento risultano complicate o impossibili da implementare, garantendo comunque un significativo incremento delle prestazioni energetiche e del comfort interno.