Per richiedere un prestito bisogna rispondere a requisiti oggettivi e ad altri soggettivi che sono variabili, dipendono dalla forma di finanziamento e da altre caratteristiche dello stesso. Tra i requisiti, l’età ha un grosso peso. Tempo fa c’erano forti limitazioni da parte delle banche e non potevano accedere al finanziamento coloro che avevano superato i 70 anni. Il prestito Inpdap (ora Inps) portava il limite di età (al termine del prestito) ai 90 anni.
Quali sono i limiti di età attuali?
Le banche e le finanziarie decidono liberamente il limite di età. L’anzianità è considerata un fattore di rischio, che fa aumentare anche i tassi di interesse. Negli ultimi tempi si sta adottando la formula della cessione del quinto, abbinata ad assicurazione obbligatoria dedicata, e le banche che la prevedono hanno alzato l’età massima a 90 anni. Talvolta sono applicate delle restrizioni in base alla categoria di pensionati.
Ricordate che l’età indicata si riferisce all’età massima che si può avere alla scadenza del finanziamento. La cessione del quinto di solito prevede una durata di 24 mesi, quindi il limite di 90 anni significa che bisognerà averne massimo 88.
I prestiti Inpdap esistono ancora
Parliamo delle agevolazioni per lavoratori pubblici e statali. L’Inpdap (ora Inps ex gestione Inpdap in virtù dell’accorpamento dell’ente previdenziale dedicato al pubblico) eroga prestiti in modo diretto fino all’età di 90 anni al momento del termine del finanziamento, sia in caso di piccoli prestiti che di prestiti pluriennali. Per i dipendenti c’è un’eccezione per le somme calcolate al netto della quota cedibile, anche se si tratta di erogazione del piccolo prestito a pensionati.
Come accedere ai prestiti Inpdap? Bisogna essere iscritti alla gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. Non basta aver contribuito durante il periodo in cui si è lavorato, al momento della pensione va confermata l’intenzione di iscriversi al fondo “da pensionato” e continuare a pagare la quota di contributo prevista. È comunque una situazione agevolata perché la quota di contribuzione passa dal 3% circa all’1,5%.
Con il progredire dell’età diminuisce la convenienza del “costo complessivo” del prestito perché la quota da versare al Fondo rischi aumenta dopo i 63 anni, esponenzialmente. Per un lavoratore i prestiti Inpdap sono sempre convenienti mentre un pensionato deve rifletterci bene, confrontando le condizioni in caso di cessioni del quinto convenzionate Inps.
Prestiti fino a 90 anni con le banche
Diversi istituti di credito hanno stipulato una convenzione con l’Inps nell’autunno del 2013 per allargare l’accesso alla cessione del quinto della pensione con condizioni agevolate a varie categorie di pensionati; questo ha fatto aumentare, in alcuni casi, l’età massima.
La convenzione non è di per sé garanzia di un trattamento uniforme: come già accennato, ogni banca e ogni finanziaria interessata può porre le condizioni che ritiene più opportune per la data categoria di pensionati, impegnandosi a offrire condizioni generali più convenienti di quelle che vengono offerte ad altre categorie. Le condizioni possono riguardare le spese accessorie, il costo dell’assicurazione obbligatoria abbinata ecc. Tra le banche in questione, Unicredit, Intesa SanPaolo e Bnl Bnp Paribas che hanno una certa distribuzione sul territorio.
Il prestito o mutuo vitalizio
Oltre la cessione del quinto, le possibilità di ottenere un prestito senza forti ricadute sulla pensione non sono molte. La normativa sul prestito vitalizio è stata pertanto rivista. Bisogna essere proprietari di un immobile (o avere la maggioranza in caso di co-titolarietà) e il pensionato potrà richiedere un mutuo in cui non sia previsto il pagamento degli interessi da parte del richiedente a meno che non lo scelga lui stesso. Gli eredi decideranno, poi, se restituire la somma e gli interessi o cedere l’immobile alla banca.