A che punto è il «dieselgate» Volkswagen?

Non si è ancora spento lo scandalo del dieselgate scoppiato ufficialmente qualche mese fa che ha investito l’ Europa e l’America.

E’ grazie ad alcuni controlli approfonditi che è emerso con il botto il caso Volkswagen che ha visto la casa tedesca accusata il 18 settembre 2015 dalle autorità americane, rea di aver truccato i motori diesel per superare i test sul biossido di azoto.volkswagen

Facciamo un passo indietro e ricordiamo come è andata.

Nel 2005 l’Istituto per l’energia e il trasporto del Joint research centre di Ivrea, guidato da

De Santi, venne incaricato di studiare le cause dell’eccessivo inquinamento in Lombardia.

Dallo studio emerse che le emissioni di biossido di azoto dei veicoli superavano i limiti previsti dalla legge di 2-4 volte, con punte di 14 volte.

Ed è stato proprio questo studio del 2011 ad incuriosire gli esperti americani, che hanno cominciato ad indagare sulle emissioni di biossido di azoto delle Volkswagen negli Usa così diverse da quelle rilevate in Europa.

A seguito degli esiti ormai noti, un gruppo di 278 investitori ha chiesto 3,2 miliardi di danni all’azienda tedesca.

Dopo anni resta comunque alta l’attenzione dei politici, degli investitori e dei consumatori sul settore delle auto. Per questo, a marzo è partita un’inchiesta del Parlamento europeo che dovrà indagare sulle frodi nelle misurazioni delle emissioni inquinanti.

Nel frattempo la Volkswagen invita i suoi clienti nelle officine per aggiornare gratuitamente (…e vorremmo vedere!) il software dei motori diesel truccati.