attendono per il 2022 alcuni importanti cambiamenti nel sistema pensionistico italiano. Quello delle pensioni è uno dei temi più delicati e le varie modifiche che vengono apportate negli anni sono volte a raggiungere un sistema sostenibile per la popolazione italiana e per la situazione economica del nostro paese.
In un paese con un costante aumento dell’età media dei cittadini ed un tasso di crescita prossimo allo zero, garantire un sistema pensionistico efficiente diventa complesso perché aumentano le persone che hanno i requisiti per ottenere la pensione e diminuiscono i lavoratori che con le tasse contribuiscono a raccogliere i soldi necessari per pagare queste stesse pensioni.
Raggiungere un sistema pensionistico efficiente e sostenibile è il motivo per cui anche il governo Draghi sta pensando di apportare delle modifiche, che dovrebbero entrare in vigore a partire dal prossimo anno.
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Riforma pensioni 2021-22: i punti principali
Uno dei punti chiave della riforma delle pensioni 2022 sarà la flessibilità di uscita dal mondo lavorativo. Il governo Draghi stabilirà infatti delle casistiche che consentiranno ai lavoratori di terminare la loro attività lavorativa prima del previsto e di accedere alla pensione anticipatamente, accettando ovviamente una riduzione sull’importo mensile ricevuto.
E’ proprio sul ricalcolo contributivo che il governo ed i sindacati stanno attualmente discutendo: i sindacati vorrebbero garantire ai lavoratori la pensione di importo massimo, o comunque ottenere solo una minima riduzione dell’importo, mentre il governo sta spingendo per riduzioni percentuali maggiori. I prossimi mesi saranno fondamentali per capire quale sarà la direzione che verrà scelta da Draghi e dal suo governo.
Un altro punto fondamentale di questa riforma saranno le pensioni dei giovani. Il mercato del lavoro degli ultimi anni non è dei migliori per coloro che hanno terminato il percorso di studio e desiderano iniziare a svolgere l’attività professionale per la quale si sono impegnati. Molti giovani sono stati costretti ad accettare lavori saltuari e con salari ridotti, situazione che potrebbe influire negativamente sulla loro futura pensione. L’attuale governo italiano ha intenzione di riformare il sistema pensionistico migliorando la situazione previdenziale dei giovani lavoratori ed investendo sul loro futuro.
Quota100 sarà valida fino al 31 dicembre 2021 e non è previsto un rinnovo. Questo significa che i lavoratori non avranno più la possibilità di andare in pensione con 62 anni di età e 38 anni di contributi, ma dovranno raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne). L’abolizione di Quota100 sarà accolta con piacere dall’Unione Europea, che al momento dell’introduzione di questa riforma pensionistica aveva mostrato il suo disappunto per la poca sostenibilità della riforma dal punto di vista economico.
L’Italia inoltre ha bisogno dell’approvazione del Recovery Plan da parte dell’Unione Europea per ottenere l’erogazione del denaro previsto come finanziamento nel Recovery Fund. Proporre una proroga di Quota100 significherebbe andare contro il volere dell’Europa e dunque ridurre le possibilità di approvazione del Recovery Plan. In realtà non è solo l’Unione Europea che chiede all’Italia di abolire Quota100, ma anche Bankitali Spa ha sottolineato l’importanza di aumentare l’età pensionabile. Il motivo alla base è la sostenibilità economica del sistema, perché mandare in pensione i lavoratori troppo presto significherebbe non avere abbastanza denaro per pagare tutte le pensioni dovute.
Nei prossimi mesi si dovrebbero avere informazioni più precise sui dettagli della riforma delle pensioni che dovrebbe essere valida a partire dal 2022 ed anche indicazioni sulle altre novità che il governo Draghi vorrà introdurre per la ripresa economica e per la crescita del nostro paese.