In un’epoca caratterizzata da sfide sempre più impellenti, l’Europa punta a rafforzare il suo impegno nel contrasto dei cambiamenti climatici, mirando al raggiungimento degli obiettivi posti con l’Accordo di Parigi del 2015. Una recente Direttiva, approvata dalla Commissione Europea, mira a modificare le norme relative all’efficienza e alla sostenibilità degli edifici, rappresentando un passo significativo verso l’adempimento di tali impegni.
Questa mossa è volta a rendere il settore dell’edilizia il protagonista principale della transizione ecologica, verso un’economia a basso contenuto di carbonio, mediante la promozione delle cosiddette “case green”. La nuova Direttiva sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD) rappresenta una tappa importante verso la riduzione dell’impatto ambientale degli edifici presenti all’interno della comunità europea.
Chiaramente, si tratta di un testo le cui modalità di applicazione sono ancora da concordare tra Commissione, Parlamento europeo e Governi degli stati membri, di conseguenza l’entrata in vigore del provvedimento è prevista non prima del 2025.
Questa fase cruciale, conosciuta come processo del Trilogo, contribuirà a modellare il testo definitivo della Direttiva e a promuovere l’obiettivo finale: ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico degli immobili residenziali in tutti gli stati membri dell’UE.
Cosa prevede la Direttiva green, nel concreto
La Direttiva Case Green, proposta dall’Unione Europea, introduce una serie di criteri specifici per i futuri standard energetici degli edifici, siano essi residenziali o adibiti ad altri scopi. Tali criteri sono divisi in diversi punti chiave, mirati alla progressiva riduzione delle emissioni nocive e all’aumento dell’efficienza energetica.
Innanzitutto, la Direttiva stabilisce che, entro il 2028, tutti gli edifici di nuova costruzione (interessati dalla Direttiva) dovranno essere a zero emissioni, diventando quindi totalmente autosufficienti dal punto di vista energetico.
Inoltre, è previsto l’obbligo per gli edifici residenziali esistenti di raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033. Per gli edifici adibiti ad usi diversi dalla residenza, le scadenze sono anticipate: classe E entro il 2027 e classe D entro il 2030.
Un’altra importante novità riguarda l’obbligo di installazione di tecnologie solari, previsto entro il 2028 per tutti gli edifici in cui tale soluzione sia economicamente e tecnicamente fattibile. Per gli edifici residenziali sottoposti a importanti ristrutturazioni, la scadenza per l’installazione di tecnologie solari è posticipata al 2032.
La Direttiva punta a eliminare l’uso dei combustibili fossili per il riscaldamento entro il 2035, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990) e raggiungere zero emissioni entro il 2050.
Eccezioni previste
La Direttiva Green europea, pur avendo un ampio campo di applicazione, prevede alcune eccezioni per certe categorie di edifici.
I monumenti e gli edifici con particolare valore storico o architettonico, ad esempio, non sono soggetti alle norme dell’efficienza energetica. Il loro valore culturale e storico potrebbe essere infatti compromesso da interventi strutturali di ristrutturazione. Questa esclusione si estende anche alle chiese e ad altri luoghi di culto, in virtù del loro ruolo specifico all’interno della società.
Gli edifici situati in aree vincolate e protette, compresi quelli nelle località balneari, dovrebbero essere anch’essi esclusi dagli obblighi di ristrutturazione green. Questo perché tali aree possono avere restrizioni particolari riguardanti le modifiche strutturali agli immobili esistenti.
Saranno esentate, con ogni probabilità, anche le seconde case o case vacanze che vengono utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, o che hanno un consumo energetico annuo inferiore al 25% del consumo di un utilizzo annuale completo. Lo stesso varrà anche per gli edifici temporanei, come uffici di cantiere o stabilimenti balneari, data la loro natura transitoria o stagionale.
Infine, citiamo anche gli edifici di proprietà delle forze armate e utilizzati a scopi di difesa sono esentati, vista la loro specificità di utilizzo e le necessità di sicurezza connesse.
Ma se un edificio non venisse messo in regola? Al momento è prematuro parlare di quali potrebbero essere le conseguenze di un mancato adeguamento, ma quel che è certo è che un edificio energivoro risulterà difficilmente appetibile sul mercato immobiliare, considerando la perdita di valore cui andrà incontro, a discapito di abitazioni nuove o datate, ma adeguatamente riqualificate.
L’Italia e le sue difficoltà con un patrimonio immobiliare “vecchio” ed energivoro
L’Italia si trova in una posizione particolare, per quanto riguarda le prestazioni energetiche degli edifici esistenti. L’obiettivo primario della Direttiva è l’attuazione di interventi sui 15% degli edifici più energivori, classificati in classe G. In Italia, si stima che tali edifici ammontino a circa 1,8 milioni su un totale di 12 milioni di residenze.
Inoltre, secondo l’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), più di 9 milioni degli oltre 12 milioni di edifici residenziali nel paese non rispettano i requisiti di efficienza energetica attualmente richiesti.
Questo dato è ancor più preoccupante se si considera che l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) riporta come circa il 75% degli immobili italiani sia stato realizzato prima del 1991, ovvero prima dell’introduzione della Legge 10/1991 che regola i consumi di energia negli edifici.
Analizzando la distribuzione per classe energetica, risulta che il 74% delle abitazioni italiane appartiene a classi energetiche inferiori alla D: il 34% in classe G, il 23,8% in F e il 15,9% in E. Questo significa che più di due terzi delle abitazioni necessitano di interventi di ristrutturazione importanti, per conformarsi alle normative europee “case green” entro il 2033.
Riqualificazione energetica immobiliare: un obiettivo da perseguire, indipendentemente dalla Direttiva
Riteniamo che sia prematuro fare una previsione su quelle che saranno le modalità stabilite a livello europeo e nazionale, su come rispettare i regolamenti espressi nella Direttiva. Sarebbe importante porsi, indipendentemente da questa tematica, l’obiettivo di far analizzare nel dettaglio i punti deboli della propria abitazione per poi programmare i necessari correttivi e riqualificare l’immobile sul piano energetico. Un’opera di riqualificazione energetica riteniamo che sia essenziale sotto molti punti di vista.
Vantaggi sotto molti punti di vista
Sul piano ambientale, migliorare l’efficienza energetica degli edifici può consentire di ridurre le emissioni di gas serra in modo considerevole. Ricordiamo sempre che gli edifici detengono una quota significativa del consumo energetico globale, nonché delle emissioni di CO2.
Dal punto di vista economico, non mancano i vantaggi.
Un edificio ottimamente riqualificato, che consuma solo ciò che è necessario senza sprecare nulla, porta a un considerevole miglioramento della classe energetica di appartenenza, nonché ad una rivalutazione complessiva dell’edificio, che risulta essere molto più interessante.
Conseguentemente a questo, si avrà un apprezzamento del valore dell’immobile sul mercato immobiliare, con potenziali acquirenti o inquilini che potranno godere di costi di gestione complessivamente più bassi.
Parallelamente a questo, una maggiore efficienza energetica porterà ad una riduzione dei costi energetici per gli utenti. Un edificio efficiente dal punto di vista energetico richiede meno energia per riscaldare e raffreddare gli ambienti, riducendo significativamente le bollette.
L’importanza del benessere termico abitativo
E non dimentichiamoci che un’abitazione di questo tipo, mantenendo con più facilità una temperatura interna ottimale, porterà a un notevole benessere termico, soprattutto nelle stagioni climaticamente più difficili (inverno ed estate).
Forse questo è l’obiettivo che più deve interessarci, in quanto nessuno ricorda con piacere le giornate trascorse con ambienti freddi (o torridi, a seconda del periodo) e l’obbligo di dotarsi (e sfruttare molto) di sistemi di riscaldamento e condizionamento, per ripristinare una temperatura accettabile.
Cosa fare? In primis richiediamo il supporto di un tecnico abilitato, con una specifica certificazione in materia di efficienza energetica.
Importante sarà il far eseguire una diagnosi energetica accurata, che metterà in luce tutte le pecche dell’edificio, e consentirà di identificare tutta una serie di interventi utili (isolamento termico, efficientamento degli impianti di riscaldamento e raffreddamento, utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sistemi di illuminazione performanti, e molto altro ancora).
Il nostro consiglio, alla luce delle varie possibilità di detrazione fiscale attualmente presenti, è quello di non attendere che si arrivi all’applicazione della Direttiva sulle case green, per non ritrovarsi in una sorta di ingorgo (già visto durante il periodo di applicazione del Bonus 110), e di provvedere da subito a far effettuare i controlli necessari per pianificare una concreta opera di riqualificazione energetica.
Non vuoi più vivere in un Paese caratterizzato dalla cultura dello spreco energetico? Comincia a dare un contributo attivo, iniziando proprio dalla tua abitazione!