Ogni tanto capita di pagare delle spese compilando degli assegni; può capitare anche di non rendersi conto che sul conto corrente non ci sono soldi sufficienti per coprire l’assegno: il beneficiario non riesce ad entrare in possesso delle somme e può scattare la richiesta di protesto, con tutti le spiacevoli conseguenze che questa può portare. Per fortuna c’è un modo di evitare tutto ciò, grazie alle liberatorie per assegni impagati: cerchiamo di capire cosa sono e come si ottengono.
Cosa sono le liberatorie assegni impagati?
Fondamentalmente stiamo parlando della quietanza di liberatoria per assegno senza provviste, ovvero la dichiarazione rilasciata dal beneficiario dell’assegno impagato che ha comunque ricevuto i soldi che il debitore gli doveva. Con la liberatoria si evita la procedura di protesto, ma deve essere presentata non più tardi di sessanta giorni dalla scadenza del termine di presentazione del titolo di credito. Ma facciamo un passo indietro e vediamo come funziona il tutto: quando si accorge che l’assegno è scoperto, la banca richiama il debitore per intimargli di saldare quanto dovuto entro sessanta giorni (il pagamento può essere fatto al creditore stesso, alla banca trattaria o al funzionario pubblico che gestisce il protesto).
Il debitore è tenuto a pagare anche una penale (pari al 10% dell’importo dell’assegno), gli interessi calcolati sulla base del tasso legale e le eventuali spese di protesto. Se questo obbligo viene rispettato, il creditore deve rilasciare la dichiarazione con cui conferma di aver ricevuto la somma dovuta, liberando il debitore, che in questo modo evita l’addebito della sanzione amministrativa, l’iscrizione alla centrale allarmi interbancaria come cattivo pagatore e l’avvio della procedura di protesto. Nella liberatoria si deve specificare che il debitore ha pagato tutto, quindi importo dovuto al creditore (il cosiddetto importo facciale), penale, interessi ed eventuali spese.
Come si ottengono le quietanze
Fino a non molto tempo fa le liberatorie per assegni impagati dovevano essere compilate da un notaio, ma ora l’autentica notarile non è più necessaria: per richiedere l’autenticazione il creditore deve rivolgersi al Comune, portando con sé il modulo di quietanza che dovrà firmare davanti all’ufficiale comunale preposto (il modulo si può trovare sul web, anche in alcuni siti ufficiali dei comuni italiani). Il costo complessivo dell’operazione è di 16,52 euro: 16 euro per la marca da bollo o 52 centesimi a titolo di diritti di segreteria; si parla comunque di cifre molto più basse rispetto a quelle che servivano quando le firme delle liberatorie per assegni impagati dovevano essere autenticate dal notaio.