La scintilla che ha acceso la miccia della bomba finanziaria esplosa nel 2008 è partita dagli Stati Uniti nel 2008, con il fallimento di Lehman Brothers. Da allora, il tracollo finanziario si è rapidamente esteso fino al vecchio continente, generando ripercussioni politiche, occupazionali e sullo standard di vita di milioni di persone.
É ben risaputo che negli USA il tempo scorre più velocemente. Forse per via di tempi di reazione più rapidi rispetto a quelli europei, gli americani stanno tentando di mettersi alle spalle gli ultimi anni di recessione, con segnali di ripresa più convincenti se paragonati ai nostri. L’industria cinematografica statunitense ha infatti già prodotto alcuni interessanti film e documentari che illustrano le dinamiche in atto all’indomani del fatidico 2008, consegnando di fatto quegli eventi alla storia.
Tra le pellicole americane più rilevanti va citata in particolare “Too big to fail” del 2011. Il film, avvalorato da un cast di attori di prim’ordine, spiega le cause del disastro finanziario a partire del tracollo di Lehman Borthers. Il lungometraggio “Margin call”, sempre del 2011, non si attiene strettamente a fatti realmente accaduti, ma dipinge con verosimiglianza l’ambiente vorticoso e il cinismo del settore finanziario. Nell’ambito dei documentari va ricordato “Inside Job” del 2010, vincitore di un oscar, che parte dagli eventi islandesi per analizzare poi gli effetti globali della crisi. E l’Europa? Sarebbe interessante offrire un punto di vista non americano sulle vicende. Senza dubbio l’industria del cinema europeo non regge il confronto con quella d’oltreoceano, tuttavia nel settore cinematografico europeo regna ancora il silenzio riguardo le recenti turbolenze economiche. Ma forse è solo una questione di tempo.