Al giorno d’oggi sono molti i macchinari che vengono importati dalla Cina e sempre più aziende si trovano dunque a dover svolgere una serie di operazioni burocratiche, inclusa l’eventuale apposizione del marchio CE.
Esse devono garantire la conformità del prodotto importato in base a standard di sicurezza che vanno verificati dal produttore al distributore con controlli intermedi. Solo in questo modo sarà possibile non incorrere in eventuali rischi dovuti ad una gestione scorretta dei processi di importazione.
Per questo motivo, risulta allora fondamentale sapere come importare macchinari dalla cina in modo corretto, così da rispettare tutti i requisiti previsti dalla normativa vigente ed evitare di incorrere in rallentamenti burocratici o sanzioni.
Responsabilità delle varie figure
Nel momento in cui si decida di importare un macchinario dalla Cina, l’importatore avrà a che fare direttamente col fabbricante oppure con una figura intermedia che è il suo rappresentante diretto: in ogni caso, la comunicazione tra i due in fase di richiesta della documentazione tecnica deve essere scevra da fraintendimenti ed errori, così che quando il prodotto varchi i confini dell’Unione Europea sia già idoneo. I canoni su cui basare le verifiche di tali report riguardano in primis la destinazione d’uso del macchinario che può categorizzarlo in un modo o nell’altro e quindi rispondere a normative differenti. In generale, alla base di tutto c’è la Direttiva Macchine da rispettare e solo se tutte le tappe vengono seguite con attenzione si potrà immettere sul mercato il prodotto senza pensieri.
Alle volte, in Europa non giunge il macchinario fatto e finito ma solo delle parti che vanno assemblate prima di passare alla fase di distribuzione: in questi casi, chi le importa e si occupa di tutto fino al packaging avrà responsabilità similari al produttore stesso. In realtà, che siano da assemblare o già completi, i macchinari subiranno specifici test in centri che siano riconosciuti ufficialmente dal CNAS, ovvero l’organo di controllo americano che si occupa di sicurezza: i risultati dei test, così come tutta la documentazione tecnica, saranno redatti avendo cura di affiancare, alla lingua cinese, almeno un’altra lingua diffusa nell’Unione Europea come l’inglese.
Altri elementi determinanti in fase d’importazione
Il marchio CE, così come la dicitura Made in Italy in caso di assemblaggi e packaging effettuati in Italia, ad esempio, su prodotti provenienti dalla Cina vanno applicati quindi prestando la massima attenzione per evitare di dichiarare il falso anche se involontariamente. Un macchinario industriale può essere a rischio di esplosione, contenere componenti elettriche o persino chimiche e in tal senso la documentazione unita ai test giusti deve essere davvero minuziosa dall’inizio alla fine della catena d’importazione. Tra le varianti da verificare esposte in Direttiva vi sono, infatti, quelle concernenti la compatibilità elettromagnetica, che potrebbe portare conflitti in caso di radiazioni elettroniche; la Direttiva Bassa Tensione, invece, si riferisce a voltaggi tra i 50 e i 1500 V in corrente alternata o continua; vi sono poi precise Direttive riguardanti la presenza di sostanze quali il piombo, il cadmio, il cromo o il mercurio.
Proprio per la presenza di tante variabili occorre che già il produttore cinese sia in linea con gli standard richiesti, ma starà all’importatore accertarsene pretendendo con il giusto anticipo più documentazione possibile, e soprattutto quella corretta e davvero necessaria. Il distributore, anche se rappresenta l’ultima parte della catena, non dovrà comunque accettare macchinari privi di report tecnici, istruzioni o certificazioni, ma soprattutto sarà sua cura rimandare indietro macchine con evidenti difetti tecnici, più o meno visibili.
Qualora, infatti, si riscontrino problematiche che possano persino cagionare incidenti, i controlli saranno rigorosi e procederanno a ritroso nella catena d’importazione prevedendo anche sanzioni su più livelli.