Chi si è trovato a svolgere la sua attività lavorativa all’estero senza ombra di dubbio si sarà chiesto quali sono i termini previsti dal sistema pensionistico del paese in cui ha operato. Molti italiani di tutte le età hanno lavorato nel Regno Unito, alcuni sono poi rientrati in patria, altri hanno trovato all’estero una vita soddisfacente. In ogni caso, però, tutti si sono fatti delle domande sul sistema pensionistico inglese: come funziona? Come può uno straniero beneficiare delle prestazioni previdenziali previste nel Regno Unito? Ecco una breve panoramica per fare chiarezza sull’argomento.
Come funziona il sistema pensionistico inglese?
Rispetto a quello del nostro paese, il sistema pensionistico vigente nel Regno Unito presenta delle differenze sostanziali. È quindi importante essere a conoscenza di questi elementi in modo da farsi un’idea di cosa ci si può aspettare nel caso in cui si ha lavorato nel Regno Unito e si aspetta un trattamento pensionistico. C’è poi da dire che nel corso degli ultimi anni sono intervenute diverse riforme (New State Pension) che, se da una parte erano mirate a semplificare le procedure per la quiescenza, dall’altra hanno generato una notevole confusione nei non residenti in UK.
Pensione statale e pensione privata inglese
In linea generale, il sistema pensionistico inglese può essere diviso in due settori, ovvero quello delle pensioni statali (State Pension) e di quelle private (Private Pension). Al contrario di quella italiana, però, la pensione statale non è sufficiente al sostentamento del lavoratore posto in quiescenza. Gli importi sono infatti piuttosto ridotti. C’è però da dire che la maggior parte dei servizi essenziali in UK sono totalmente gratuiti e che quindi, nonostante i bassi importi pensionistici non è totalmente impossibile sopravvivere (ma non vivere) di sola pensione. Alla base c’è comunque la considerazione che quasi nessuno si affida esclusivamente alla state pension senza aver preventivamente investito nella private pension (in particolare nella workplace pension o in quelle stakeholder, di cui più avanti).
Ad ogni modo, sono necessari almeno 10 anni di contributi (i National Insurance Contributions), per un massimo di 35 anni, per ottenerla. Prima di avviare le dovute è quindi bene accertarsi di aver accumulato dei contributi pari almeno a 10 anni di lavoro nel Regno Unito.
Per quanto riguarda invece la pensione privata inglese (private pension), invece, le opzioni sono diverse. Se sussistono determinati requisiti, si può usufruire in primo luogo della pensione erogata collegata al proprio datore di lavoro (“workplace pension scheme”). In parole povere, il lavoratore dipendente può accantonare parte dello stipendio (o investirlo, trasformandolo in fonte di reddito) per andare a costituire la pensione, alla quale si viene iscritti direttamente dal datore di lavoro. In alcuni casi sussiste una registrazione automatica, mentre in altri l’adesione è facoltativa e va richiesta autonomamente.
Pensioni da investimento
Un’altra forma prevista dal sistema pensionistico inglese è quella relativa agli investimenti. Le pensioni da stakeholder, per esempio, sono una forma di pensione a contribuzione definita e prevedono un investimento iniziale in un fondo di investimento. A questi fondi possono partecipare anche gli stessi datori di lavoro, ma ciò non toglie che possono essere stipulate in totale autonomia e indipendenza.
Questo tipo di investimento è in realtà molto comune anche nel nostro Paese, ma non è considerato, così come succede nel Regno Unito, come una vera e propria forma di pensione. In ogni caso, se avete lavorato in UK e poi vi siete trasferiti altrove non temete: potete comunque richiedere la pensione inglese da stranieri al momento del raggiungimento dell’età pensionabile.