Molti lavoratori, nel corso della loro vita professionale, si trovano davanti alla scelta di fare delle ore di straordinario e, a prima vista, essa può sembrare vincente. Gli straordinari, però, sono vittime della tassazione. Andiamo ad analizzare la detassazione 2015 e quella attuale per conoscerne le differenze.
Detassazione straordinari 2015
Prima di parlare della detassazione degli straordinari 2015, è necessario specificare che cosa intendiamo con il termine “straordinari”: l’articolo 5 del D.Lgs. 66/2023 stabilisce che ogni lavoratore può effettuare un massimo di 250 ore lavorative di straordinari all’anno, a meno che non siano presenti diverse disposizioni di categoria. Il lavoro viene considerato “straordinario” quando supera le 40 ore a settimana ma esso non può andare oltre le 48 ore totali settimanali. Nel corso degli anni la detassazione degli straordinari è stata regolamentata in maniera diversa per via delle varie modifiche apportate.
La modifica del 2015 nasce come conseguenza delle regolamentazioni del 2008, sospese per mancanza di fondi. Nel 2016, tuttavia, esse sono tornate in vigore per via della Legge di Stabilità prorogata durante il governo Renzi. La detassazione degli straordinari è stata lanciata nel 2008 ed era inerente alle prestazioni di lavoro straordinario effettuate nell’arco di tempo luglio-dicembre 2008. La detassazione veniva adottata in frangenti come i premi di produzione ricavati come conseguenza di un incremento d’innovazione, produttività, competitività, efficienza organizzativa e redditività dell’impresa. Come accennato, in seguito alla mancanza di fondi, sono state sospese nel 2015 ma soltanto per quell’anno corrente.
Detassazione straordinari 2022
Ormai sono passati diversi anni dal 2015 e anche la questione della detassazione degli straordinari ha subìto delle variazioni con il passare del tempo. I Fringe Benefits (ovvero i benefici accessori alla regolare retribuzione dei dipendenti) oggi sono regolati dalla Legge di Bilancio 2022 che ne ha stabilito la soglia limite. Non sono tassati, infatti, i ritorni a 258,23 Euro e questa è l’unica modifica sul welfare presente per l’anno aziendale 2022. Le caratteristiche della detassabilità di servizi e beni offerti come welfare dalle aziende ai dipendenti, nonché quelle della deducibilità fiscale, rimangono invariate a esclusione della modifica sopra riportata. La detassazione è in vigore per il Premio Risultato convertito in Welfare, ovvero la quota aggiuntiva alla retribuzione regolare che le aziende danno ai dipendenti che hanno raggiunto ottimi livelli nei settori di qualità, produttività, efficienza, innovazione e redditività. L’azienda deve sostenerne i costi relativamente ai contributi previdenziali e a oneri di altra tipologia, deducibili ai fini IRES.