La questione del canone Rai non si è ancora conclusa: difficilmente la legge attuativa riuscirà a superare il vespaio in cui si infilata.
Forse si sono accorti che il settore dell’energia elettrica non centra nulla con quello del canone televisivo imposto dallo Stato.
A questo pure ci sembra lecito che l’Antitrust abbia, a sua volta, imposto molti paletti alla soluzione escogitata. Ha, inoltre, precisato che il servizio pubblico può essere finanziato da risorse pubbliche e commerciali, ma non il contrario. Cioè, bisogna evitare che risorse pubbliche siano utilizzate impropriamente per il finanziamento di attività commerciali.
Cosa per niente facile perchè la Rai è un connubio di risorse pubbliche e attività commerciali.
L’Antitrust ha, infine, auspicato una completa riforma del canone Rai: anche la televisione, cosiddetta di Stato, deve stare al passo con i tempi e rispettare il pluralismo del mercato televisivo.
Ha, poi, sottolineato i suoi dubbi sulla gestione degli introiti del canone da parte della Rai e ha annunciato dei controlli approfonditi per far chiarezza sulla questione.
Viene spontaneo chiedersi: e se il cittadino dovesse decidere di non pagare?
Gli illegittimi da parte del governo sono ormai evidenti agli occhi di tutti, per cui se un contribuente decidesse di innescare una protesta fiscale chi potrebbe andargli contro?
Non dimentichiamo che il canone è anche un‘imposta espropriativa: chiedere 100 euro ogni anno per un televisore significa che dopo alcuni anni di applicazione l’imposta supererebbe il valore del bene tassato. Questo è legale? Staremo a vedere.