In Italia i titolari di partita IVA rappresentano una quota considerevole della forza lavoro, infatti secondo i dati di Confprofessioni i liberi professionisti nel nostro Paese sono oltre 1,4 milioni, con una crescita del 24,6% dal 2019 al 2018.
Di questi circa il 40% ha scelto il regime forfettario, un sistema fiscale agevolato e semplificato particolarmente conveniente, in grado di offrire diversi benefici per chi svolge la propria occupazione in maniera autonoma.
Ad ogni modo, diventare liberi professionisti costituisce sempre un passo importante, per questo motivo è fondamentale conoscere tutte le opportunità a disposizione prima di scegliere quale inquadramento adottare.
Ovviamente è indispensabile capire quante tasse paga un libero professionista, rivolgendosi ad esperti come Giampiero Teresi di Regime-forfettario.it per una consulenza online, un innovativo servizio contabile digitale dedicato ai titolari di partita IVA.
Quali sono le libere professioni
Un libero professionista è un lavoratore specializzato che svolge la sua attività intellettuale in modo autonomo, ovvero prestando servizio non in maniera esclusiva come avviene nel rapporto subordinato di dipendente ma ad una serie di clienti diversi.
Alcune professioni prevedono l’iscrizione a un Albo professionale, in quanto attività protette in cui esiste il controllo da parte di enti di riferimento, ad esempio gli ingegneri, i notai e gli avvocati.
In altri casi, invece, non è presente un Albo di riferimento, sebbene sia possibile ottenere alcune agevolazioni o tutele in più registrandosi presso le associazioni di categoria. In questo gruppo rientrano anche i lavoratori autonomi, tuttavia a differenza dei liberi professionisti la loro attività non è esclusivamente intellettuale ma anche manuale, come nel caso dei commerciati.
Dopodiché, ci sono anche i freelance, professionisti non inquadrati nei canali classici del libero professionismo, ma anch’essi a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi quando non titolari di un rapporto di lavoro subordinato. Si tratta spesso di nuove occupazioni legate al mondo digitale, come webmaster, grafici, copywriter, esperti SEO e social media marketer.
Come aprire la partita IVA
Il passaggio chiave per svolgere la libera professione in modo legale è quello di aprire la partita IVA, un’operazione che può essere effettuata anche da soli oppure con il supporto di uno specialista.
Naturalmente. è importante non commettere errori in questa fase, per questo motivo la maggior parte dei professionisti si avvale dell’aiuto di commercialisti esperti, in questo modo è possibile effettuare la richiesta in maniera ottimale presso l’Agenzia delle Entrate.
Un punto essenziale è l’indicazione del proprio Codice ATECO, un identificativo che permette di definire la propria professione in modo specifico e accedere al sistema di contribuzione previdenziale dell’INPS a Gestione Separata.
Una decisione cruciale è la scelta del regime fiscale, con l’opzione del regime forfettario che rimane la più vantaggiosa per quasi tutti i liberi professionisti, altrimenti è possibile scegliere quello ordinario.
L’aperura della partita IVA è completamente gratuita, infatti non bisogna pagare nulla per ottenere questo codice di 11 numeri, basta inviare la comunicazione all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni utilizzando il modulo AA9/7. La richiesta può essere realizzata di persona presso gli uffici territoriali dell’Agenzia, tramite posta raccomandata con ricevuta di ritorno oppure in via telematica.
Quanto costa mantenere la partita IVA
Una volta aperta la partita IVA esistono una serie di costi da sostenere, tuttavia dipendono in gran parte dal regime fiscale scelto. Con il regime forfettario sono previsti diversi benefici economici, infatti questo sistema permette di non pagare l’IVA, usufruire di una contabilità semplificata, essere esonerati dall’obbligo della fatturazione elettronica e pagare un’aliquota del 5% per i primi 5 anni e successivamente del 15%.
Inoltre, le tasse si pagano sul 78% del fatturato, con un limite massimo per il fatturato di 65 mila euro l’anno. In alternativa, con il regime ordinario l’aliquota è decisamente più elevata, con un valore dal 23 al 43% in base al reddito imponibile e una serie di scaglioni intermedi, rivelandosi un’opzione adatta soltanto a chi fattura importi considerevoli o può portare in detrazione molte spese.
Ad ogni modo, gli adempimenti fiscali sono vincolati al tipo di attività svolta, obblighi che sono ridotti al minimo con il regime forfettario, mentre con quello ordinario possono risultare piuttosto complessi e onerosi da rispettare.
In entrambi i casi, è opportuno farsi assistere da un commercialista specializzato, per capire qual è la soluzione più adatta alle proprie esigenze per diventare un libero professionista, prendendo una decisione consapevole e scegliendo l’inquadramento giusto per svolgere la professione in modo autonomo.